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lettera da torino 45

il loro tipo più elevato, si sentono tramutati in potenza, in grande potenza, da quand’egli li ha infiammati del suo proprio ardore. È in questo, se in qualcosa lo fu, che l’influsso di Wagner è stato veramente benefico. Mai per l’innanzi, in questo campo, s’era tanto pensato, tanto voluto, tanto lavorato. Wagner ha dato a tutti questi artisti una conoscenza nuova: quel che ora essi esigono da sè medesimi, quel che ora ottengono da sè stessi, mai lo avevano chiesto ed ottenuto prima di Wagner, — erano dapprima un po’ troppo modesti. Un diverso spirito domina sul teatro da che Wagner vi regna: si esige quanto v’ha di più difficile, si rimprovera duramente, raramente si loda, — il buono, l’eccellente servono di norma. Non si ha più bisogno di gusto; e nemmeno di voce. Non si canta Wagner se non con voce distrutta: si ha da questo un effetto «drammatico». Anche i doni naturali sono esclusi. L’espressivo ad ogni costo, come lo esige l’ideale wagneriano, l’ideale di decadenza, fa cattiva lega coi doni naturali. Non occorre che della virtù — cioè dire disciplina, automatismo, «rinunzia». Nè gusto, nè voce, nè talento: il teatro di Wagner ha bisogno d’una sola cosa — di Germanici!... Definizione dei Germanici: obbedienza e gambe lunghe... V’è un un profondo senso nel fatto che l’avvento di Wagner sia con-