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42 | il caso wagner |
che Wagner ha capito! — per il quale egli si sentiva nato! ch’egli ha reso immortale! Solo, egli ne fece l’applicazione alla musica — s’inventò uno stile che significava «l’infinito», — divenne l’erede di Hegel... La musica come «Idea».
E come fu compreso, Wagner! — La stessa categoria d’uomini che s’entusiasmava per Hegel s’entusiasma oggi per Wagner; nella sua scuola, finanche, si scrive alla maniera di Hegel! — Innanzi tutto egli è stato compreso dall’adolescente tedesco. Le due parole «infinito» e «significazione» gli bastarono da sole: ed egli ne sentì un benessere incomparabile. Non è con la musica che Wagner ha conquistato i giovani, è con l’«idea»: è la ricchezza d’enigmi della sua arte, il suo gioco a nascondersi fra cento simboli, la policromia del suo ideale che condusse quei giovani a Wagner per via d’attrazione; è il genio nubiloso di Wagner, la sua maniera d’afferrare, di scivolare, di frugare nell’aria, d’essere nello stesso tempo ovunque e in nessun luogo: esattamente il medesimo procedere adoperato da Hegel per sedurre ed attrarre gli uomini del suo tempo! In mezzo alla molteplicità, alla plenitudine e all’arbitrarietà di Wagner, quei giovani si ritengono giustificati di fronte a sè medesimi, — si credono «salvi». Ascoltano tremanti in qual modo nell’arte sua i