Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
lettera da torino | 19 |
4.
L’artista della decadenza — ecco la parola. E qui cominciò a parlare seriamente. Mi guardo bene dal restare spettatore inoffensivo quando questo decadente ci rovina la salute — e, con la salute, la musica. D’altronde: Wagner è veramente un uomo? Non è piuttosto una malattia? Egli rende infermo tutto ciò che tocca: egli ha reso malata la musica. È un decadente tipico che si sente necessario col suo gusto corrotto (ch’ei vorrebbe far credere un gusto superiore), che riesce a far valere la sua corruzione come una legge, come un progresso, come un adempimento.
E nessuno si mette in guardia. La sua potenza seduttrice giunge al prodigio, l’incenso fuma in torno a lui, i suoi errori son chiamati «vangelo» — e non v’ha che i poveri di spirito che si siano lasciati persuadere!
Ho voglia di aprire un po’ le finestre. Aria! più aria!
Che si creda a Wagner in Germania non mi sorprende. Mi sorprenderebbe il contrario. I Tedeschi si son plasmato un Wagner che ben possono venerare: non furono mai psicologi: esprimono la loro riconoscenza comprendendo di traverso. Ma che egualmente si sia creduto in Wagner a Parigi, ove, per