dato un epiteto crudele: l’ottimismo svergognato. La confusione di Wagner raddoppiò. Riflettè lungamente: la sua situazione parve disperata... Ei vide infine dischiudersi una via d’uscita: cosa accadrebbe s’egli, dello scoglio nel quale era capitato, facesse un termine progettato, la premessa del suo pensiero, la direzione voluta del suo viaggio? Capitare quivi appunto — anche questo poteva essere uno scopo. Bene navigavi, cum naufragium feci... E si mise a tradurre l’Anello in lingua schopenhaueriana. Tutto va di traverso, tutto crolla, il nuovo mondo è cattivo quanto l’antico: il nulla della circe indiana fa segno... Brunilde che, secondo il primitivo disegno, dovea congedarsi da noi cantando un inno in onore dell’amore libero, allettando il mondo con l’utopia socialista del «tutto andrà per il meglio», Brunilde ha ora ben altro da fare. Deve innanzi tutto studiare Schopenhauer; deve mettere in versi il libro quarto del Mondo come Volontà e Rappresentazione... Wagner fu salvo. E, sul serio, si trattava d’una redenzione. Il beneficio del quale Wagner è debitore a Schopenhauer è inestimabile. Il filosofo della decadenza ha reso a se stesso l’artista della decadenza.