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lettera da torino | 7 |
dell’anima moderna — ah, quanto mi è nefasta! La paragono al vento di scirocco. Un sudore contrariante si spande sopra me: e addio buon umore del bel tempo.
Cotesta musica di Bizet mi pare perfetta. Avanza con un incedere leggero, agile, composto. È amabile. Non mette in sudore. «Tutto quel che è buono è leggero, tutto quel ch’è divino corre su piedi lievi»: prima tesi della mia Estetica. È una musica perfida, raffinata, fatalista: resta tuttavia popolare, — la sua raffinatezza è quella d’una razza, non di un individuo. È ricca. È precisa. Costruisce, organizza, s’adempie: per ciò forma un contrasto col polipo nella musica, con la «melodia infinita». Si sentiron mai accenti più tragici, più dolorosi, sulla scena? E come sono ottenuti! senza smorfia! senza falsa caricatura! senza la menzogna del grande stile. Cotesta musica, insomma, suppone l’auditore intelligente, anche se ’è musicista; ed anche in questo è l’antitesi di Wagner, che, quale che sia per il resto, era il genio più mal imparato del mondo. (Wagner ci prende per— — ; dice una cosa fino a far disperare; fino a che ci si creda).
E ancora: io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Ed anche miglior musicista, miglior auditore. Sarebbe possibile ascoltar meglio? Il mio udito si