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6 | il caso wagner |
sua». Ma capirei anche un filosofo che dichiarasse: «Wagner riassume la modernità. Necessariamente, bisogna cominciare dall’esser
wagneriano...».
LETTERA DA TORINO - MAGGIO 1888.
1.
Ho assistito ieri — lo credereste? — per la ventesima volta alla rappresentazione del capolavoro di Bizet. Ancora una volta ho perseverato sino alla fine in un dolce raccoglimento; ancora una volta non sono fuggito. Questa vittoria sulla mia impazienza mi stupisce. Come vi rende perfetto un’opera siffatta! A sentirla si diventa un «capolavoro». E in verità ciascuna volta che ho sentito Carmen mi è sembrato d’essere più filosofo, miglior filosofo che nei tempi ordinari: divenivo così indulgente, così felice, così tranquillo... Restar seduto cinque ore: prima tappa verso la santità! E posso dire che l’orchestrazione di Bizet è quasi la sola ch’io tolleri ancora. Quell’altra orchestrazione, che tiene oggi il primato, quella di Wagner — brutale, e nello stesso tempo artificiosa ed ingenua, la qual cosa le consente di parlare ai tre sensi