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che dette alla raccolta il compilatore, si deve, forse, al numero d’essi, o più probabilmente al valore romanesco del vocabolo, che non è quello di sonetto, forma metrica, ma di poesia in generale.

Questi due volumetti, pertanto, rappresentano una curiosa e interessante antologia di sonetti senza nome d’autore, molti in lingua italiana, parecchi in dialetto romanesco, qualcuno, anche, in dialetto napoletano. E accanto ai versi v’è pure qualche prosa, oltre a quella accennata degli editti, ed anche prosa romanesca, come la lettera di «Peloso II a Fabione I Capo-Lazzaro.» (II, 29) Sonetti, documenti, prose, tutto trae origine, trova argomento e s’inspira dalla Rivoluzione e dall’episodio del Basville in Roma; tutto è improntato d’un sentimento d’orrore profondo per gli eccessi nefandi di quella e per l’empietà dell’attentato alla Chiesa di Cristo. Il raccoglitore, evidentemente devotissimo della Sedia Apostolica, e dilettante di letteratura, ha riunito in questi volumetti non tutto quello che conobbe della fioritura poetica sorta da quella rivoluzione, ma soltanto quello che potesse render testimonianza della devozione romana al Papato, ed ha aggiunto alla sua raccolta manoscritta una serie di 17 opuscoli pubblicati in quella congiuntura e improntati agli stessi sentimenti. I sonetti romaneschi, pur essendo di scarso valore artistico, hanno particolare interesse, trattandosi di tempi così prossimi al Belli.

Dopo meno di quaranta anni Giuseppe Gioacchino Belli cominciò a scrivere i suoi sonetti.1 Di lui, della sua vita, della sua opera é stato già scritto molto, di guisa che mentre troppo resta ancora da fare, per render accessibile all’intelligenza anche dei non romani l’opera meravigliosa del poeta romanesco, quanto

  1. Versi inediti di G. G. Belli. Lucca, Giusti 1843.
    Poesie inedite di G. G. Belli. Roma, Salviucci 1865,66.
    Duecento sonetti di G. G. Belli, Firenze, Barbèra.
    I Sonetti Romaneschi di G. G. B. pubblicati dal nipote Giacomo a cura di Luigi Morandi, Città di Castello, Lapi, 1896.
    Gl’Inni ecclesiastici secondo l’ordine del Breviario Romano, volgarizzati da G. G. Belli. Roma, Tip. della Rev. Camera Apostolica, 1856.