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nedetto Micheli1, romano, o Iachello de la Leuzara, come egli stesso si chiama, scrisse un noioso poema in dodici canti sulla «Libertà romana acquistata e defesa»2 dove abbonda l’imitazione dell’Ariosto e del Tasso, mentre manca assolutamente l’elemento popolare. Miglior prova di se dette il Michele nei sonetti,3 alcuni dei quali, specialmente quelli amorosi, non mancano di una certa spigliatezza originale, e di delicata ed affettuosa malinconia.
Anche del s. XVIII e propriamente dei tempi della Rivoluzione è un codice inedito,4 conservato nella Biblioteca V. E. di Roma. Esso è composto di due volumetti in-8 contenenti «Diversi Sonetti | sopra la | Caduta | di tutto il Regno di Francia | Nella diabolica Setta de’ | Frammasoni | e sù di altre occasioni, e circostanze | accadute in Roma nell’anno 1793 | riguardanti gli effetti cagionati dalla medesima | con alcune prudenziali disposizioni | per impedire ogni tumulto popolare | e per difesa in tutto lo Stato | da detti Francesi.»
Così nel frontespizio, identico nel primo e nel secondo volume, tranne che in questo al raccoglitore è sfuggito un «affetto» invece di «effetto», esempio di dissimilazione assai frequente nel dialetto romanesco. Sull’uno e sull’altro frontispizio è scritto il nome del proprietario, «Galimberti Salvatore», che non è, certo, il raccoglitore di questi sonetti. I quali, poi, non sono tutti sonetti, ma vi sono mischiate qua e là poesie d’altro metro, come per es., «la Musica nel Teatro dell’Europa» (I,17), che è composta di ottonari in quartine; non solo, ma vi sono aggiunti, per dichiarazione o comento del testo, copie di documenti originali, come «l’Editto sulla Proibizione de’ Teatri» emanato «dal Palazzo del Governo il dì 29 Decembre 1792» firmato da «G. Rinuccini Governatore e Vice-Camerlengo, e da «Gaspare Castellani Notaro Amministratore per la Carità»: editto che fa appunto riscontro alla citata poesia. Il titolo di «Sonetti»,