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il primo dei quali, conservato nel cod. Lancisiano LXXIV, 2, è il sonetto caudato di «Madonna Iacovella» veramente notevole, tanto per sincerità di forma, quanto per efficacia di rappresentazione, ed è un lamento dialogato contro il mal costume dei giovani, che vanno a zonzo per le chiese, amoreggiando tra le donne. Come è vero che certi costumi sono proprî di tutti i luoghi e di tutte l’età!
Trattandosi d’un sonetto inedito credo opportuno di riportarlo:
Ben si trovata Madonna Iacouella
Quesi zitielli tiei chinto staco.1
Staco bene Dio gratia, ma lacho2
Con mecho, perchè uongo a Santo Ianni
Riballi quanti si pigliano afanni3
Me facho spesso scorocciar me facho,4
In cagna de stare alla predica essi vacho5
Per la Chiesia che pargo6 sacomànni.
Lo faco sore7 perchè só zitielli,
La Ioventù bisogna lassa fare.
Lo faco sore cha so tristariellli
Se uieco fra le femine a ficcare,
Faco l’amore con ogni chiuielli8
E le uoco con luochi manecare.
Non se puoco fermare
Ma daco per la Chiesia mille turni
E uaco in frotta che pargono sturni
Per tutti li conturni.
Uoco metter lo naso in ogni cantu
Lo Puopolo uoruotta tutto quantu.
Gli altri due sonetti sono conservati nel cod. Ottoboniano 2817 a carte 43 r, 43 v, donde li ha tratti e pubblicati il Cesa-