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dei beati da un angelo del Coro a cui è destinata. Ad ogni anima che sale, se non trema tutto d’amore il purgatorio, si commuove esultando il Paradiso e la Madonna intuona un canto di giubilo.
Il libretto si chiude colla narrazione della placida morte della Santa, la quale si spense
non come fiamma che per forza è spenta,
ma che per se medesma si consuma,
dopo aver miracolosamente predetto il giorno e l’ora della sua morte. In ultimo sono aggiunte tre laude, specie d’inni semplici e rozzi, dove s’accoglie tutto il mistico lirismo che qua e là trabocca nel corso dell’opera in una prosa rimata e talora in vere misure di verso; e sono come il tributo d’affettuosa ammirazione, di tenera gratitudine del povero pastore, che aveva avuto la fortuna di avviare ai pascoli celesti una sì candida agnella.
Anche al s. XV appartiene il memoriale di Paolo dello Mastro, che ci fu conservato da parecchi manoscritti di diverse redazioni, e del quale dette un’edizione il de Antonis1 e un’altra più corretta il dott. Mario Pelaez.2 Si tratta d’un semplice libretto d’appunti, senza alcuna pretesa letteraria, delle cose occorrenti dall’anno 1422 al 1484. È in gran parte un nudo registro degli avvenimenti lieti o tristi di famiglia; ma l’autore non trascura di dar notizia anche dei fatti più importanti della città, e qualche volta, ma con poca fortuna e minore esattezza, tocca anche di fatti esterni, conservando sempre libertà di giudizio e un certo sentimento d’indipendenza, per cui abborrì dalle guerre civili che funestavano ogni giorno la sua patria, ed accolse e protesse un membro del governo popolare che amministrò lo stato durante la fuga di Eugenio IV, e dimostrò non dubbie simpatie per Stefano Porcari.
La figura del nobile romano, che si è appena delineata nel povero registro di Paolo dello Mastro, si disegna con miglior luce nell’opera di Marco Antonio Altieri, che va dalla seconda