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lare i loro ai nostri statuti, affinchè apparisse che se unico e identico era lo scopo, unici e identici fossero i mezzi per conseguirlo. — Ma non solo in Italia ebbe essa l’onore di vedersi protetta di potentissimi aiuti: anche al di fuori se ne conosceva la importanza, e l’illustre Giovanni Macé, l'uomo che nella sua vita ha perorato costantemente nei suoi viaggi e nei suoi lunghi studi la causa della popolare istruzione, volle con morali e materiali soccorsi avvantaggiarne le condizioni e mentre ne propagava con i suoi scritti, accrescendole decoro ed onore, la utilità, confortandone a proseguire nella onorata impresa, volle anche coadiuvarla nelle sue condizioni economiche inviandole un dono di Lire 100, dono che fu accettissimo più che per il suo valore materiale, per la persona da cui proveniva. Anche la Lega dell’Istruzione di Bruxelles volle mostrare l’alto concetto in che ella teneva la società nostra e il suo gradimento per quanto bene ne sarebbe venuto alla pubblica Istruzione colla diffusione di simili Istituzioni esternando il desiderio di volersi tenere in immediati e continui rapporti con essa comunicandosi gli atti e le pubblicazioni relative. Da tutto ciò sarà facile desumere l’importanza a cui è giunta la Società nostra: da tutto ciò sarà facile persuadersi che largo compenso a quei generosi che ne promuovevano la esistenza sarà oggi il veder coronati di sì nobile successo i loro sforzi, le loro aspirazioni, le loro speranze.

E non è solo con gli scritti e con i doni inviatile che si è mostrato il favore con cui è stata accolta la Istituzione nostra. Per tacermi di molti illustri uomini che vennero nella nostra Città a confortare l’impresa più da vicino, non ricorderò altro che una sola circostanza.

Il giorno 23 Dicembre 1866, nel quale si inaugurava il sesto anno di vita con Adunanza Generale,