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poesie | 93 |
divider la mia sorte. Non m’incanta
affettazion di bell’ingegno; indarno
sguardi curiosi, adulatrici muse
70tentan meco lor arti: ad esse chiusa
è la via del mio core. I dissoluti
abborro ed i zerbini spregio. Ninfa
dilicata s’invola al lor cospetto
e, come il misterioso Ovidio scrisse,
75quali alberi ci alziamo a loro avante
o in ghiaccio ci cangiam di fiume a guisa.
III
Oh mille volte voi felice e mille
che abbandonate ognor la mente e il core
a de’ piaceri sempre varî e nuovi!
La vostra mente per sei mesi volta
5non era che a i palladici modelli,
né vi si udia parlar che di colonne
e di scale a lumaca e d’atri e logge,
di passeggi coperti e vie nascoste:
le proporzion delle colonne elette
10vi feriano, ed in qual estasi dotta
cadeste rimembrando or la bellezza
de l’ordine corintio ed or la ionica
maestade. Voi gli ordini tempraste
con arte degna di Vitruvio e ordiste
15al par corretta che venusta idea
d’un palagio fantastico, ma lenta
de lo stupido artefice la mano
troppo e fredda ubbidisce ai vivi imperi
del suo signor. Vi disgustaste poi
20del fango, delle travi e delle pietre,
ed a le rustic’arti i voti vostri
furo rivolti. Solitarî boschi