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III

DI SIMONIDE

Fragmento dell’oda intitolata «Perseo»

     Mentre in dedalea navicella il vento
fremea soffiando, e l’agitata poppa
già sommergean le insuperabil’onde,
aspergendo di lagrime le gote
5l’afflitta madre circondò Perseo
con mano amica ed a lui disse: «O figlio,
quanto soffr’io! Tu dolce sonno godi,
e il latteo petto posi in trista culla,
da chiodi intesta e tra le stelle errante
10d’oscura notte. Tu su l’irta e folta
chioma non curi lo scorrente flutto
né del vento il romor, giacendo involto
in clamide purpurea il viso bello.
Ah, se l’affanno mio ti desse affanno,
15cortese tenderesti a’ miei lamenti
l’orecchie. Dormi, io te n’esorto, o figlio,
e dorma il mar, dorma l’angoscia immensa.
E tu deludi i rei consigli, o padre
Giove, e se i detti miei son troppo audaci,
20prego, in grazia del figlio, a me perdona».