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Tale tracciato, è vero, richiederà di portare la strada a mezza costa sulla falda orientale della vallata, ciò che non sarà increscevole pel tratto a valle del Molino Cà d’Onofrio in cui il Protche è obbligato a tenere il piano stradale «ad un livello abbastanza alto per la strettezza del letto del fiume» e lo sarà meno ancora nel tratto successivo presso Vado, ove la falda presenta ampie e regolari curve direttrici senza depressioni notevoli. La natura dei terreni su cui deve impiantarsi tale tratto di strada è ottima, come apparisce dalla relazione Protche, il quale trova buoni i terreni sulla falda orientale del Setta, rocciose le sporgenze da attraversarsi in galleria e pochi i fossi da valicare.

Nella tratta della Variante Alta compresa tra il Molino Cà d’Onofrio ed il Rio Pian del Voglio, ove le potenti frane che dal versante occidentale scendono a sconvolgere il letto del Setta obbligano a tenere la linea in sotterraneo, la possibilità di questo è dimostrata dallo stesso Comm. Protche: poichè egli scrive che i terreni nella sponda orientale sono stratificati, «sicchè vi è da ammettere che se il terreno superiore sarà suscettibile di qualche scoscendimento, quello inferiore sarà tuttavia fermo e sodo. Perciò la galleria, o le brevi gallerie occorrenti in tale tratta di strada, avendo il piano stradale assai più elevato delle acque del Setta, ed essendo la falda sovrastante priva di filtrazioni (per quanto se ne può giudicare dalla superficie), potranno con grande facilità ed economia perforarsi per mezzo di finestre favorevolmente disposte.

«Dopo il Rio del Pian del Voglio, e fino sotto la Badia Vecchia, scrive il Comm. Protche, poco prima della confluenza del Gambellato in Setta, il terreno si potrebbe prestare alla costruzione a cielo aperto di una ferrovia, di pendenza poco superiore al 0,012,» e si raggiungerebbe perciò senza ostacoli la stazione di Badia posta all’imboccatura della galleria di Citerna, ove poi «incomincia, per terminare a San Quirico, il massiccio centrale dell’Appennino, e non v’è più mezzo di pensare a tracciare una ferrovia a cielo aperto che risponda alle condizioni della questione.»

Dopo averci in tal modo servito di guida per tracciare la Variante Alta, il Comm. Protche ci offre anche il mezzo di giustificarne l’opportunità; poiché parlando della Variante da Bologna a Vado, alla sua linea, egli scrive: «tale variante abbrevierebbe la linea di 4 chilometri, ma necessiterebbe una contropendenza, perchè Pianoro è di oltre trenta metri più alto di Vado, ed esigerebbe una galleria quasi continua fra Savena e Setta.... Ho voluto però accennare a tale variante, perchè vagheggiata da alcuni una linea indipendente a partire dalla stazione di Bologna.»

Con queste parole il Comm. Protche ci fa comprendere che la sua ripugnanza per la variante suddetta deriva unicamente dalla contropendenza indicata, che diventa più grave perchè cadente in galleria. Ora la Variante Alta di Citerna, avendo per effetto di rialzare di circa 30 metri la nuova linea rispetto a quella Protche nella tratta a valle del Molino Cà d’Onofrio, permette non solo di sopprimere la temuta contropendenza e di rendere più dolce la discesa della valle del Setta, ma benanco di abbreviare notevolmente la galleria occorrente per la traversata del contrafforte interposto fra Savena e Setta, laonde rimangono completamente eliminate le difficoltà presunte.

In conclusione, la Variante Alta sostituisce alla galleria di Montepiano (lunga 17,780 metri) le gallerie di Citerna e di Pratolino complessivamente meno lunghe