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ritenendosi per avventura sufficienti le attuali traversate dell’Appennino e quelle in via di esecuzione, non si costruisse la Direttissima suindicata. In tal caso la Succursale dei Giovi, tracciata ad ampie curve, acquisterà una superiorità incontrastabile sulle altre vie appenniniche, tanto per le sue miti pendenze, che eliminano le soste al piede dell’Appennino ed ogni vincolo speciale per la composizione e circolazione dei treni; quanto per il doppio binario, che sopprime le soste per gli incroci, e rende più sicuro e celere il transito.

Il movimento sulla linea Pisa-Genova sarà perciò destinato a crescere, sia per l’aumento di traffico dovuto al miglioramento nelle comunicazioni fra le località cadenti nella attuale zona d’azione di quella ferrovia, sia per la deviazione che tenderà a subire una parte del movimento longitudinale che ora si effettua attraverso l’Appennino centrale e che si dirigerà verso il valico dei Giovi.

L’apertura della Parma-Spezia concorrerà a sua volta ad accrescere il movimento sulla ferrovia ligure, tanto per lo ragioni suindicate, quanto per le nuove relazioni commerciali che si apriranno fra la riviera Ligure e la valle inferiore del Po.

Ora devesi osservare che la linea Pisa-Genova, costruita interamente ad un solo binario, con lunghe e numerose gallerie non esenti da frane, colle stazioni d’incrocio in gran parte ristrettissime e non suscettibili d’ampliamento, ha raggiunto la produttività di 40 mila lire al chilometro, che è il limite normale pel regolare esercizio delle linee ad un binario. Perciò si può ritenere che, coll’apertura della succursale ai Giovi e della Parma-Spezia, la ferrovia Ligure non sarà sufficiente a smaltire il traffico che le verrà dall’attuale zona di sua diretta competenza; e che tanto meno potrà bastare per quello di competenza indiretta che le verrebbe per le infelici condizioni delle traversate dell’Appennino Centrale rispetto al valico del Borgallo ed a quello dei Giovi.

Che si farà allora? Dovremo rinunziare all’incremento di un traffico nascente, da cui dipende il nostro avvenire sui mercati del Nord; o dovremo raddoppiare il binario fra Genova e Pisa, ciò che equivarrebbe a costruire una nuova linea lunga, difficile e costosissima, senza essere sicuri che le condizioni di ventilazione nelle lunghe gallerie, e le frane permettano un esercizio facile, potente e sicuro?

Certamente che no.

Dunque bisogna volgere altrove lo sguardo per costruire una succursale all’insufficiente linea della riviera Ligure, dove le roccie ed il mare contendono aspramente il passaggio ad una nuova ferrovia.

La succursale più acconcia è appunto la Direttissima Bologna-Firenze, colla quale non solo si soddisfano i più importanti interessi militari, ma si estendono i benefizi della viabilità ferroviaria a mite pendenza al bacino inferiore del Po, che non risente alcun vantaggio dall’apertura della succursale dei Giovi, e che è pessimamente collegato alle valli dell’Arno e del Tevere.

Per queste e per le altre ragioni esposte, la Direttissima Bologna-Firenze può considerarsi come il complemento indispensabile dei nostri trafori alpini; poichè in essa stanno racchiusi i maggiori interessi industriali, agricoli e ferroviari del paese, come nelle linee che da Genova vanno alle Alpi sta l’avvenire dell’Italia sul mare.

A questo avvenire si è provveduto, e si provvede convenientemente colle numerose linee che attraversano l’Appennino Ligure; ora dobbiamo volgere lo sguardo

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