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tudinale delle merci, la non buona disposizione delle stazioni principali, la cattiva distribuzione delle livellette, le viziose contropendenze, nonchè gli ostacoli che l’Appennino presenta alla circolazione del materiale mobile ed allo sviluppo del traffico.

§ XXVII. Rimedi. — Come si può riparare a questo deplorevole stato di cose? Bisogna accorciare per quanto è possibile la distanza da Bologna a Firenze, ridurre al 12 per mille la pendenza massima sull’Appennino, e proseguire simili perfezionamenti sulla Longitudinale fino a Napoli. Allora saranno tolte le soste delle merci al piede delle rampe Porrettane, e nelle stazioni di testa; spariranno le gite a vuoto dei vagoni a freno per correre ove sono deficienti, nonchè quelle egualmente a vuoto di treni interi per mancanza di merci discendenti; ed allora i prodotti naturali ed industriali dell’alta Italia potranno correre sui mercati meridionali, vincere la concorrenza dei prodotti esteri, e ristabilire l’equilibrio mancante tanto nel movimento delle merci sulle ferrovie Romane, quanto nella circolazione interna dell’oro. Ma per ottenere tali miglioramenti bisogna far comprendere agl’italiani che le provincie meridionali e settentrionali d’Italia sono il complemento l’una dell’altra; che da una parte abbiamo l’acqua, gratuita forza motrice che crea le industrie e determina una diversa coltivazione del suolo, e dall’altra una vegetazione rigogliosa in terreno asciutto fecondato dai cocenti raggi solari; e che perciò le provincie meridionali hanno bisogno dei prodotti dell’Italia superiore, nello stesso modo che questa non può fare a meno di quelli dell’Italia inferiore.

Ma, perchè questo scambio si effettui potente e completo, bisogna che il commerciante meridionale vada nell’alta Italia, e veda quale partito può trarre dalle produzioni di quel luogo, ed in quali rami può rendersi indipendente dalle estere importazioni; che l’industriale dell’alta Italia esamini meglio le condizioni dell’Italia meridionale; e che le popolazioni di queste importanti regioni completino l’opera della natura dividendosi meglio il lavoro.

Inoltre bisogna sradicare l’idea che il servizio ferroviario sia fatto pei viaggi di diporto, per gli albergatori, e per le gite di piacere; e che sia completo quando ogni provincia abbia i chilometri che le spettano1. No, e poi no: le ferrovie devono perfezionarsi anzitutto collo scopo di permettere il transito dei lunghi e pesanti treni merci a piccola velocità; e, subordinatamente, per trasportare colla massima celerità i commercianti, pei quali il tempo è moneta; poichè un viaggiatore comune equivale al movimento di un quintale di materia, laddove un commerciante è seguito più o meno presto da un treno completo.

In altri termini: i treni merci composti di 80 vagoni che vengono fatti sulla Paris-Lyon-Mèditerranèe devono essere il nostro obiettivo, e, subordinatamente, la velocità insuperata dei treni inglesi ed americani con cui si soddisfano i bisogni e le esigenze di tutti.

§ XXVIII. Il valico dei Giovi. — Dopo aver esaminato i vantaggi dipendenti dall’esecuzione della Direttissima Bologna-Firenze, vediamo quello che avverrebbe quando,

  1. Chi lo crederebbe? Bologna e Firenze, i centri di maggiore importanza del movimento ferroviario peninsulare, non raggiungono per lunghezza di linee esistenti nelle rispettive provincie, in rapporto alla popolazione, la media di Ancona, Roma, Napoli ecc., e mentre Bologna oltrepassa di poco la media generale del Regno, Firenze è molto al di sotto di tale media.