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Infatti, l’infelice disposizione della stazione centrale di Firenze obbliga a tenere divisi i servizi delle varie reti con danno della economia generale e minore utilizzazione del ristretto spazio disponibile tanto al coperto che allo scoperto. Questo danno è aggravato dall’ essere tale stazione testa di linea, ragione per cui tutti i treni devono essere scomposti e ricomposti per poter proseguire la via, e tutti i viaggiatori sono assoggettati al trasbordo.

Inoltre la ristrettezza degli scaricatoi per le merci obbliga a fare il servizio di queste in tre diverse località, cosicché i veicoli in arrivo coi treni misti sono soggetti ad inutili percorsi dall’uno all’altro scalo.

Per queste ragioni, per la ristrettezza dei piazzali e degli scaricatoi, per l'insufficienza di binari e per la moltiplicità degli scambi, ne risulta una grave e maggiore spesa per la sorveglianza e per le manovre, le quali devono eseguirsi a passo d’uomo ed interrompersi ad ogni partenza od arrivo di treno.

Si aggiungano ancora i continui pericoli di errori ed equivoci nella manovra degli scambi e la possibilità di disastri. Di questi si ebbe nello scorso anno una dolorosa prova, che si ripeterebbe ogni giorno se il personale della Stazione centrale non avesse, nel servizio cui è addetto, una speciale attitudine, sulla quale però non si dovrebbe contare, nell’interesse dell’ Amministrazione e del pubblico. Invero, se il disastro accennato anziché colpire un treno misto, contenente pochi viaggiatori, fosse avvenuto ad un treno diretto, quante sarebbero state le vittime, ed a quale somma sarebbero salite le indennità da pagarsi? E vi è di peggio ancora; un povero sviatore dovrà rispondere dinanzi ai magistrati delle imperfezioni e complicazioni di un sistema di meccanismi ch’egli deve adoperare; e sconterà col carcere e col dolore di chi ha la coscienza pura, il peccato originale della stazione di Firenze, la sola e vera colpevole che bisogna sopprimere perchè sia tolta una minaccia permanente alla sicurezza dei viaggiatori1.

  1. A conforto delle osservazioni suesposte si riporta la seguente lettera dell’autore pubblicata nel Corriere Italiano del 12 luglio 1882:
    «Ill.mo signor Direttore del giornale II Corriere Italiano,
    «Si legge nei giornali che il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha approvato i progetti di ampliamento delle stazioni di S. Maria Novella e Porta alla Croce, studiati in correlazione alla nuova linea per Faenza.
    «Naturalmente l’appalto di detti lavori d’ampliamento non avrà luogo tanto presto, bastando che i medesimi siano ultimati per l’apertura dell’intera linea per Faenza, la quale non potrà essere compiuta che Ira 5 o 6 anni.
    «Parmi quindi che non sia inopportuno studiare se le attuali stazioni di Firenze, e come ora si trovano, e cogli ampliamenti proposti, corrispondano ai bisogni del servizio ferroviario; e se non sia più economico e conveniente provvedere in altro modo a questi bisogni.
    «Non colla pretesa di risolvere tale questione, ma col solo desiderio di richiamarvi l’attenzione delle persone competenti, mi permetto di trasmetterle le seguenti considerazioni perchè voglia, ove la S. V. Ill.ma lo creda conveniente, farne cenno nel suo giornale.

    «Riordinamento del servizio ferroviario a Firenze.

    «Non occorre essere esperti in materia ferroviaria per riconoscere che la stazione centrale di Firenze è insufficiente ai bisogni del traffico. Invero è evidente la scarsità delle vie d’accesso, la ristrettezza dei piazzali esterni, l’infelicità dei vestiboli per la distribuzione dei biglietti, l’insufficienza delle sale d’aspetto e degli scali per la partenza e l’arrivo.
    «Questi inconvenienti diventano più gravi per essere il servizio della stazione diviso fra due Società (Alta Italia e Romane), per cui in uno spazio così ristretto sono duplicati gli uffici, le sale d’aspetto, quelle pei bagagli, gli scali di partenza e d’arrivo, i servizi merci.
    «Perciò si sono addossati i binari gli uni agli altri, in modo da non permettere l'impianto di marciapiedi intermedi; il che accresce notevolmente i pericoli e la difficoltà della circolazione e delle manovre, rendendo malagevole la partenza e l’arrivo contemporaneo dei treni corrispondenti a tutte le linee allacciate. Quando poi, per