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Un privato, ad esempio, che riceva a Napoli, da Castellamare di Stabia, un treno completo di vitelle di Sorrento, non potrà farlo proseguire per Bologna se una metà dei veicoli non è munita di freno; condizione difficile a verificarsi quando dallo speditore di Castellamare non sia stata prevista tale deviazione della merce. Perciò probabilmente i veicoli saranno in gran parte senza freno; ed il negoziante di Napoli dovrà accontentarsi che facciano a Pistoia la sosta occorrente perchè, a due o tre vagoni per volta, frammisti ad altri veicoli a freno, possano poi essere rimorchiati sull’Appennino, assoggettandosi, ben inteso, alle maggiori spese di accompagnamento e mantenimento del bestiame.

Evidentemente tali maggiori spese, il ritardo e gli inconvenienti derivanti dalla traversata della Porretta sono tali e tanti che il negoziante di Napoli preferirà di avviare il suo treno per la via di Foggia, ove le minori pendenze renderanno più agevole il transito dei suoi veicoli, compensando ad usura la spesa corrispondente alla maggior lunghezza di tale via (17 chilometri).

Lo stesso avverrebbe se la spedizione fosse fatta da un negoziante di Roma, il quale potrebbe egualmente trovare la convenienza a far percorrere ai suoi vitelli 34 chilometri di più, passando per Falconara, ove trova minori ostacoli alla traversata dell’Appennino.

E che queste non siano semplici ipotesi, ma realtà, ce lo prova un fatto che ha una grande importanza, non solo presentemente, ma più ancora per l’avvenire.

Sulla via di Porretta non si vedono transitare i vagoni refrigeranti con cui il Cirio porta nell’Alta Italia ed all’estero i prodotti delle provincie meridionali, i quali invece a treni interi giungono a Bologna per la via Adriatica.

E la ragione è evidente; i vagoni del Cirio pesano e costano molto; ed egli forse ha creduto bene di limitarne il peso ed il costo col procurarsi in maggioranza veicoli senza freno. Egli perciò è obbligato a preferire le linee a minor pendenza, anche quando sono più lunghe; e da Napoli egli non troverà mai la convenienza di far passare i suoi veicoli per la Porrettana, quantunque più breve della linea di Foggia, per la duplice ragione della minor velocità sull’Appennino e delle maggiori soste1.

Lo stesso avviene allo speditore di Napoli che non ha veicoli propri. Se questi richiede 10 carri, potrà più prontamente averli quando non occorra che siano muniti di freno; e per caricare e spedire prontamente la sua merce, accetterà i carri senza freno, riducendo le soste coll’avviarli per la linea di Foggia. Tuttociò è avvenuto, avviene ed avverrà in proporzioni assai più colossali quando, costruita la succursale dei Giovi (colla pendenza del 16 per mille), anche le merci dirette verso la media valle del Po saranno colà richiamate, per la semplice ragione che il traffico è soggetto alle stesse leggi che regolano il corso delle acque, le quali seguono la via più facile quand’anche sia la più lunga.

§ VI. Danni e pericoli. — Se tutti gli inconvenienti accennati riuscissero a vantaggio dell’economia dell’esercizio ferroviario, meno male, ma accade precisamente il contrario.

  1. Pel valico di Porretta si calcolano 24 ore in più nei termini di resa delle merci (V. Relaz. Inchiesta ferroc., pag. 275).