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Partiremo dall’ipotesi, per avere parità di condizioni, che la nuova linea sia ad un solo binario come la Porrettana, e suppliremo alla scarsità dei binari presupponendo una grande abbondanza di materiale mobile, di modo che il trasporto di un dato carico possa farsi con una serie di treni inseguentisi, sospendendo il movimento di ritorno. Ciò non è impossibile quando i treni che devono traversare l’Appennino giungano, regolarmente composti, dalle linee affluenti alla stazione di partenza, e quando nelle varie stazioni o linee a cui sono destinati i convogli vi sieno gli occorrenti sbarcatoi.
Questo sistema, data l’abbondanza del materiale mobile e lo sviluppo proporzionato dei mezzi di carico e scarico, giova alla sicurezza e regolarità della circolazione dei convogli, poiché colla soppressione del movimento di ritorno, sono eliminati gli incroci dei treni lungo la via, e quindi anche le manovre degli scambi e le relative segnalazioni telegrafiche che possono essere causa di disastri: inoltre si guadagna tutto il tempo occorrente per la restituzione del materiale vuoto.
L’ipotesi fatta è perciò quella che ci dà non solo la massima regolarità e sicurezza nella circolazione dei convogli, ma anche la massima potenzialità della linea, ossia che permette di effettuare un dato concentramento nel miglior modo e nel minor tempo possibile.
Ciò posto, osserveremo che sulle linee a forte pendenza, per misura prudenziale da osservarsi specialmente durante la guerra, i treni non dovrebbero inseguirsi che alla condizione di avere sempre interposto fra l’uno e l’altro un binario di salvamento; o, in altre parole, fra due stazioni successive non dovrebbe mai correre più di un convoglio.
Invece sulle ferrovie in pendenza del 12 per mille i treni possono inseguirsi, con moderata velocità e senza pericoli, anche alla distanza di due chilometri, limite certamente compatibile in pratica, essendo ammesso che lungo la linea i convogli possano avvicinarsi anche alla distanza di un chilometro1.
Questa diversa condizione di sicurezza delle due linee fornisce un primo e grande elemento per misurarne la potenzialità; imperocché questa è per la ferrovia Porrettana determinata dal numero dei treni che possono transitare nella tratta più lunga ed a maggior pendenza compresa fra due stazioni successive. Perciò nel caso di un movimento da Firenze verso Bologna la tratta regolatrice della corsa sarebbe quella compresa fra le stazioni di Corbezzi e Pracchia; e, nessun treno potendo partire da quella stazione verso Bologna finché il precedente non è arrivato a Pracchia, su tale tratta di strada lunga 8 chilometri correrà un sol treno alla volta; mentre su egual lunghezza della nuova linea potranno correre quattro treni alla distanza di due chilometri l’uno dall’altro. Per questo semplice fatto, dipendente unicamente dalle diverse condizioni di sicurezza del transito sulle due linee, la potenzialità della nuova rispetto all’attuale sarà quadrupla.
Supponendo che l’ipotesi fatta intorno alla distanza a cui devono correre i treni sulla linea in pendenza del 12 per mille sia esagerata, nessuno potrà certamente
- ↑ Art. 23 del regolamento sulla circolazione dei convogli per le Ferrovie Meridionali.