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CAP. II.

LA QUESTIONE MILITARE.


§ I. In guerra. — Se non vi fosse altra ragione per giustificare l’utilità, l’opportunità, anzi l’urgenza della direttissima Bologna-Firenze, dovrebbe bastare la sua importanza sotto l’aspetto militare; la quale si deve giudicare non solo dalla maggior facilità che ne consegue pei rapidi concentramenti di truppe da farsi nella valle del Po, in caso di guerra; ma anche rispetto ai movimenti da effettuarsi in senso inverso.

Conviene infatti supporre che allo scoppiare della guerra il nemico sia ancora assai lontano dalla bassa valle del Po e dalle spiaggie dei nostri mari, e che per il concentramento nell’Italia superiore delle forze sparse nella penisola possano servire, oltre alla linea Porrettana, anche le ferrovie Spezia-Parma e Firenze-Faenza, ora in costruzione.

Ma se le sorti della guerra ci sono avverse, qualunque sia il nemico calato dalle Alpi, il nostro esercito dovrà ripiegarsi verso Bologna per aver sempre libera, colla linea Porrettana, una via interna e sicura per ritirarsi nell’Italia centrale, non potendo in tal caso più contare sulla ferrovia Parma-Spezia e sulla Faentina esposte agli attacchi per via di mare, e che lo stesso nemico può intercettare o rendere impraticabili o mal sicure, nell’estesa tratta che corre da Parma a Faenza.

Come potrà in tal caso la ferrovia Porrettana bastare per rifornire di materiali, viveri ed uomini l’esercito accampato a Bologna?

§ II. Ritardi. — La risposta a questa domanda fu data anticipatamente, e praticamente, nel 1868, ed è molto significativa.

Allora, durante le feste pel matrimonio che doveva condurre sul trono d’Italia Margherita di Savoia, il primo treno di piacere partito da Torino impiegava nel tragitto da Bologna a Firenze circa il triplo del tempo previsto.

Eppure non eravamo in guerra, ma in pace perfetta ed allegra: da più settimane si prevedeva quel movimento eccezionale, di breve durata, provocato dalle stesse Società ferroviarie con ribassi eccezionali di prezzo sui trasporti: tutto quindi poteva e doveva, almeno per i primi treni, essere predisposto secondo i bisogni.

Inoltre il movimento era tutto in un solo senso, da Bologna verso Firenze, ossia nel senso più favorevole alla traversata dell’Appennino, essendo la salita da Porretta a Pracchia in condizioni migliori, per pendenze, curve e gallerie, delle ascese in senso inverso. Infine si trattava di soli viaggiatori, senza bagagli, senza provviste, senza cannoni, senza carri, senza cavalli: vi erano quindi tutte le circostanze favorevoli perchè il servizio dovesse procedere regolarmente.