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56 | confessioni d’un scettico |
simo, ei l’ha già oltrepassato per sempre. Chi lo mantiene convertito in un simbolo più o meno romantico, può ben ingannarti col nome, ma il cristianesimo senza un Dio individuale, senza apocalissi messianiche, senza redenzione dal peccato, senza predestinazione di grazia, senza rinascita della carne, senza oltretomba, senza chiesa, e senza Bibbia, non è che un’ironia superstite di sè stesso.
Lo Schleiermacher, l’Hegel, l’Arnold, lo Zeller, lo Schwartz, il Parcker, il Renan, il Reville, adorano nel cristianesimo un ideale del sentimento moderno ebbro dell’infinito, ed attribuiscono a lui le velleità filosofiche della loro ragione, restaurando nel secolo decimonono il controsenso simbolico degli stoici verso il politeismo antico. La Riforma germanica che spostò il cristianesimo nella coscienza, credendo di restaurarne i primi concetti, lo disfece del tutto. Lutero lo distaccò dal papato medievale, e Strauss lo distaccò dalla ragione moderna.