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lettera viii. | 41 |
pur dopo la vittoria proviamo uno sbigottimento di noi stessi e ridomandiamo con lagrime il paradiso perduto? perchè mi commovo tutto e m’intenerisco a ripensare le settimane della mia fede, le ore tragiche del dubbio, ed il terrore che mi diè la nuova rivelazione scientifica? tu non sai forse quanto sia tormentoso l’interrogare quel Dio che ieri adoravi nel casto silenzio del cuore; il domandarci la prima volta: — perchè credo io? che è la natura? che è la grazia? che è Dio? a che la vita e la morte? a che la nemesi eterna di colpe trasmesse col sangue? a che la vendetta ed il sagrificio di un Dio? la caduta e la rinascita? —
Ahimè! il primo dubbio che ti trapela nello spirito annuncia sempre il dissolversi più o men presto della fede! è come un lampo che t’illumina gli abissi del pensiero sui quali affacciandoti provi quel ribrezzo doloroso che vien dalla solitudine nell’infinito. Quel cielo arcano che si sospendeva intorno a’ tuoi desideri si dilegua