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lettera vii. 35

rono innanzi; m’accorsi la prima volta di quella guerra intellettuale e sociale che si dibatteva nelle coscienze, e la mia che s’era adagiata serenamente nella sua fede d’ infanzia, provò come un arcano turbamento di tutta sè stessa. Erano le prime esperienze dello spirito dubitante, e l’avidità d’ interrogare a mio modo le cose, di ricompormi in una fede tetragona alle scoperte scientifiche se si potesse, o d’abbandonare il vecchio cenacolo d’un Dio moribondo, cominciò da quell’anno.

Una febbre impetuosa di studi m’accese le vene, mi si dislargarono le attività risvegliate, e facendomi via degli ostacoli credei che la conquista del mio vello d’oro alfin m’ arridesse. Quante notti vigilate con ansia procellosa! che abbattimenti dopo l’estasi piena! che rabbia d’interrogazioni audaci! quanto spasimare di dubbi che pullulavano a piè della verità discoverta! Ah! la via della ragione è come la via della croce, tu v’insanguini i passi se vuoi salirla.