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confessioni d’un scettico |
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Le parole della fede gli sembrano arrivare da un cielo arcano, le riceve senza ostacolo, gli destano ebbrezze ineffabilmente nuove, gli rimangono impresse con tanta vivacità che gli pare di non potersene distaccare senza distaccarsi dal più intimo di sè stesso. Che vuoi? le imparò dal labbro di sua madre; la preghiera semplice e casta di Dio s’innalzò dal suo letticciuolo domestico benedetta dalle lagrime, santificata dal dolore, custodita dall’ affetto. La fede così distillata nel cuore coi baci materni v’echeggia anche dopo che la ragione s’è ribellata a quel sentimento; e gli parebbe di contristare sua madre se cacciasse da sè il divino ospite introdotto nel suo cuor di fanciullo da una mano si pia. Le leggende dell’evangelo gli si cangiano in un mondo vivente, ed ei vi si getta con l’avidità di un timore dilettoso. Non è il dogma bizantino, sillogizzato dalle scuole medievali, che soggioga l’intelletto acerbo, e l’idillio popolare di quelle leggende, la terribilità fan-