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pra í pílaſtrí ſi muoueno alcuní archí cornícíatí, íqualí paſſano per l’ultíma altezza della volta, et vanno à trouare la corníce del oppoſita parte, laſcíando tra arco et arco noue vaní, vn grande et vn píccíolo. Nel píccíolo ſon due líſtarelle finte dí marmo, che trauerſa(n) íl uano, fatte talmente, che nel mezzo reſta(n) le due partí, et vna dalle bande, doue ſon collocatí í medaglío(n)í, come ſi dírà al ſuo luogo. Et queſto ha fatto per fuggír la ſacíetà, che naſce dalla ſimílítudíne. Adunque nel vano prímo, nella teſta dí ſopra, ílqual è de ímínorí, ſi vede ín aría l’onípotente Iddío, che col moto delle braccía díuíde la luce dalla tenebre. Nel ſecondo vano é, quando creò í due lumínarí maggíorí, ílqual ſi vede ſtare a braccía tutte díſteſe, colla deſtra accennando al ſole, et colla ſiníſtra alla luna. Sonuí alcuní Agnolettí ín compagnía, vn de qualí nella ſiníſtra parte, naſconde íl volto, e ríſtríngendoſi al creator ſuo, quaſi per dífenderſi dal nocumento della luna. In queſto medeſimo vano dalla parte ſiníſtra, è íl medeſimo Iddío, volto à creare nella terra l’herbe et le píante, fatto con tanto artíficío, che douunque tu tí voltí, par c’heglí te ſeguítí, moſtrando tutta laſchíena fin alle píante de píedí, Coſa molto bella, et che cí dímoſtra quel che poſſa lo ſcorcío. Nelterzo vano ap-