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dí San Gíorgío lo comprò per antíco, ducatí duce(n)to. Benche coluí che preſe taí danarí ſcríueſſe a' Fírenze, che fuſſer contatí à Míchelagnolo ducatí trenta, che tantí del Cupídíne n’haueua hautí, íngannando ínſieme Lorenzo dí Píer Franceſco & Míchelagnolo. Ma ín queſto mezzo, eſſendo venuto al orecchíe del Cardínale, qualmente íl putto era fatto ín Fírenze, ſdígnato d’eſſer gabbato, mandò là vn ſuo Gentíl huomo. Il qual fingendo dí cercar d’vno ſcultore per far certe opere ín Roma, doppo alcuní altrí, fu ínuíato à caſa Míchelagnolo, & vedendo íl gíouane, per hauer cautamente luce dí quel che voleua, lo rícercò che glí moſtraſſe qualche coſa. Ma eglí non hauendo che moſtrare, preſe vna penna, percíoche ín quel tempo íl lapís non era ín vſo, et con tal leggíadría glí dípínſe vna mano, che ne reſtò ſtúpefatto. Dí poí lo domandò, ſe maí haueua fatto opera dí ſcoltura, & ríſpondendo Míchelagnolo che ſi, tra l’altre vn Cupídíne dí tale ſtatura et atto, íl Gíntíl huomo ínteſe quel che voleua ſapere. Et narrata la coſa come era andata, glí promeſſe, ſe volea ſeco andare a’ Roma, dí farlí ríſquotere íl reſto, & d’acconcíarlo col padrone, che ſapeua che cío molto harebbe grato. Míchelagnolo adunq(ue) parte per íſdegno d’eſſere ſtato frau