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Venere ín ſeconda, nella Caſa dí Gíoue ríceuuto con Benígno aſpetto, prometteua quel che è poí ſeguíto. che tal parto dovesſi eſſere, dí nobíle & alto íngegno, da ríuſcíre vníuerſalmente ín qualunque ímpreſa, ma príncípalmente ín quelle artí, che dilettano íl ſenſo, come Píttura, Scultura, Archítettura. Fíníto íl tempo del uffícío, íl padre ſene torno' a Fírenze, & lo dette à balía ín vna uílla detta Settígnano, uícína alla Cíttà tre míglía, doue anchor’hanno vna poſſesſione, che fu delle príme coſe, che ín quel paeſe M(eſſer) Símone da Canoſſa compraſſe. La balía fu fíglíuola d’vno Scarpellíno, et ſimílmente ín vno Scarpellíno marítata. Per queſto Míchelagnolo, ſuol díre non eſſer marauíglía, che cotanto dello Scarpello dílettato ſi ſia. mottegíando per auentura, o forſe ancho dícendo da douero, per ſaper che íl latte della nutríce ín noí ha tanta forza, che ſpeſſe uolte tranſmutando la temperatura del corpo, d’vna ínclínatíone, ne íntroduca vnaltra, dalla natural molto díuerſa. Creſcendo adunque íl fancíullo, & venendo ín età, íl Padre conoſcendolo d’íngegno, deſideroſo cheglí attendeſſe alle lettere, lo mandò alla ſquola d’un maeſtro Franceſco da Vrbíno, che ín quel tempo ín ſegnaua Gramatíca ín Fírenze. ma eglí, come che qualche frutto