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niera agevole, ma non comune, la credo degna d’essere raccontata. Bologna era per l’addietro un povero sarto e viveva stentatamente della sua professione, allorchè alcuni anni prima di morire se lo vide all’improvviso cambiare di stato, essendosi egli procacciato una bella abitazione e comprato dei beni d’ogni sorta ed in quantità, ciocchè dava agli abitanti motivo di diverse congetture sul suo conto. Si sapeva però che Bologna andava di quando in quando a Milano, e si scoprì che vi portava della polvere d’oro fino che raccoglieva in un sacchetto imboccato ad una piccola sorgente la quale tramandava il polverizzato metallo, sorgente stata da lui per accidente scoperta allorchè era un giorno andato per ricercare una sua capra che gli era smarrita. Ad onta delle replicate e vive istanze, non si è mai potuto indurlo a manifestare il luogo della sua fortuna. Finalmente trovandosi egli gravemente ammalato e vicino a morte, cercò allora di rivelare il luogo della fonte preziosa; ma oppresso dalla malattia non potè farsi con chiarezza comprendere, e restò così sconosciuta una sorgente che avrebbe potuto riuscire d’utile, come di danno all’intera Valle.
Causa la caduta assoluta sovranità alla Valle, e la vendita dei beni stabili, e causa la fondazione del Capitolo fatto dal virtuoso Enrico de