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si portò sul luogo, ove trovò un uomo vestito da guerriero che morto giaceva con un pugnale profondamente immerso nel cuore. Esaminata la circostanza, fu verificato che quello straniero si era di volontà gettato sull’acuto e tagliente ferro. Sopra una colà vicina pietra il suicida aveva deposta la sua splendente scimitarra, il suo ricco manto, un busto fatto a fine maglie d’acciajo, ed altri oggetti di prezzo, con un pezzo di pergamena, sopra la quale erano vergate alcune tronche parole, l’ultima delle quali era Bedin, nome che portano oggigiorno quei prati, ove succedette tal fatto. Trasportato il cadavere a S. Giulio, terra di Roveredo, e più diligentemente esaminato, si è trovato che sotto i suoi abiti portava attaccata ad una catena d’oro una medaglia smaltata di brillanti perle, ed una borsa contenente alcune grosse monete d’oro. Dai ricchi vestimenti e preziosi oggetti di cui il suicida era fornito, e dal superbo cavallo che montava, si dedusse con fondamento che doveva essere stato un personaggio d’alto rango, per cui si prevennero subito le vicine Autorità di quel caso, indicando loro tutte le circostanze dell’avvenuto; ma non si è mai potuto venir in cognizione chi fosse stato colui che così disperatamente erasi levata la vita; solamente si seppe che il suo servitore o com-