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per mantenervi i loro emissari e satelliti, affinchè invigilassero e punissero l’imponente innato amore d’indipendenza dei Mesolcinesi.
Allorchè s’incominciarono simili primi lavori, cioè alla rifabbricazione del castelletto Mezot, nessun vallerano ha voluto, sotto inventati pretesti, prestarvisi, ben prevedendo essi a qual fine si andavano costruendo quelle torri, per cui si dovette prevalersi di lavoratori forestieri. Il Castellano che allora dispoticamente governava la Valle vedendo simile unanime sedizione, non lasciava fuggire occasione per vessare particolarmente i più influenti sullo spirito pubblico. Un giorno che egli era disceso da Mesocco per vegliare ai lavori di detto castelletto, gli venne riferito che il suo cavallo da sella era stato trovato ucciso nella scuderia, e che a quello del suo servitore si erano tagliati i nervi de’ piedi. Quest’azione commessa forse da un qualche solo malevole, fu però origine che alcuni Mesolcinesi dovettero spatriare e perdere i loro beni, perchè furono imputati come complici, o compromessi in quel fatto.
Circa a quel tempo un figlio del detto Castellano fu trovato morto sulla caccia al di sotto del castello di Mesocco, stato ucciso dal fratello d’una giovine che quel nobile dissoluto aveva disonorata con lusinghe. Remigio Fariolo di Mesocco,