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le dirotte pioggie, i turbini e più probabilmente il fulmine fecero cadere un gran pezzo dell’alta muraglia che faceva parte di quell’interno palazzo.

Allorché le acque incominciarono a ritirarsi, si trovarono lungo le sponde del fiume Moesa e sugli accumulati banchi di sabbia quantità di pesci morti, ed alcuni corpi di selvatici quadrupedi, stati colà deposti dalle fluttuanti onde.

Almeno con buona fortuna nella Mesolcina nessuna umana creatura fu vittima di quel generale infortunio: molti però furono imminenti di perdere la vita, e salvati solo da pronti prestati soccorsi: come pur troppo in altre egualmente disgraziate vicine valli più o meno persone perdettero in quella luttuosa giornata miseramente la vita.

Alcuni profondi concavi stati scavati dalle dirotte pioggie, scoprirono delle vestigie d’antiche strade, residui di ponti, e fondamenta di diversi fabbricati, che rammemorano le simili disgrazie avvenute nei tempi passati.

I deplorabili narrati disastri del memorabile citato ventisette agosto faranno epoca nella Storia della Mesolcina, la quale solo con assidui lavori e col tempo potrà guarire da tali profonde piaghe.

I rilevati danni della Valle cagionati da quell'alluvione ascendevano quasi ad un milione e