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Trovandomi in Mesocco mia patria in quel deplorabile giorno, verso le quattro ore e mezza intesi che la chiesa ed ospizio dei cappuccini correvano rischio d’essere atterrati dall’alluvione: corsi a quella volta, e vidi che il torrente avea di già distrutto parte del ponte situato colà poco lungi, e avvicinavasi alla detta chiesa scavando profondamente. Circa all’estremità dello spazioso piazzale di quella chiesa, si alzava orgoglioso un gran tiglio chiamato la Lenza, colà piantato dal primo cappuccino che venne in Mesocco come Missionario, ai di cui piedi scorreva la Moesa, e sotto i suoi ombrosi alti rami andavasi a riposare e godere nei giorni estivi della dolce freschezza. Vidi quella superba pianta scavata tutta all’intorno, eppur sostenersi per alcuni momenti in aria, quasiché sdegnosamente non volesse abbandonare quell'amena sua antica situazione. La sua maestosa caduta fece sì, che il grosso dell’acqua furibonda si dividesse in due parti; e così la chiesa ed il convento restarono salvi.
Prima, e durante il terribile giorno ventisette, ed anche dopo si fece particolar attenzione alla misteriosa fontana, ma essa non gettò in quell'occasione acqua alcuna.
Anche le ruvine del castello di Mesocco furono colpite in quella trista giornata, giacchè