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tuoni e lampi, quali, quasi senz’intervalli, si succedevano con ispavento gli uni agli altri, frammischiandosi d’orribili turbini. Nella mattina del 27, l'aria era densa di nere nuvole, a traverso delle quali di tanto in tanto si scorgeva la luce, ne’ quali intervalli pioveva poco, ma si respirava un’atmosfera tiepida e sulfurea; solo verso le dieci ore antimeridiane incominciarono le pioggie dirotte che di quando in quando eran men forti. Circa a mezzo giorno poi le cateratte del cielo incominciarono a rompersi, e torrenti d'acqua piombavano sulla Valle. Alle due pomeridiane scorrevano per ogni dove torrenti di acque. Terribile spettacolo! si vedevano genti correre spaventate per le strade vedendo le loro abitazioni in pericolo; chi si ritirava precipitosamente nei luoghi creduti sicuri, altri s’affrettavano di rendersi al sacro Tempio affin d’implorare il divino ajuto.

Tutti i valloni e canali erano rigonfi d’acqua e d'ogni sorta materie. Il fiume Moesa alzatosi senza misura fuori dell’ordinario suo letto, strascinava negli orribili suoi vortici tutto ciò che trovava sul violento suo passaggio.

Alcuni minuti prima delle quattro le nuvole sembravamo dissiparsi, e le pioggie cessavano; ma i torrenti che ad ognora divenivan anche più forti continuavano a devastare.