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impadronirsi anche colla forza dei delegati esecutori, ciocche seguì due giorni dopo, il 13 marzo, mentre Francesco Giovanelli accompagnato da due giudici della fazione e da tre altri armati individui si portavano nella detta Comune per costruire il processo. Durante che il detto Ministrale Giovanelli, audace solo in suscitare e fomentar quelle discordie, veniva arrestato, egli vigliaccamente esclamò: Ho finito i miei giorni! Senza il minimo ostacolo i ritenuti furono da un più forte numero di congiurati con prontezza condotti nella terra di Santa Maria, ove entro quella giornata il numero dei fratisti s’accrebbe sino a due cento cinquanta uomini ben armati e disposti d’agire ostilmente in sostegno della loro causa.
La novella dell’arresto di Giovanelli e suoi compagni fu tosto saputa in Roveredo e contorni, per cui con campana a stormo quel popolo si radunò subito in general Vicinanza, nella quale si ordinò sotto pena di venticinque scudi che tutti gli abili a portar le armi dovessero nella susseguente mattina rendersi in Castaneta, ove avrebbe avuto luogo la generale Riunione pretista delle due Giurisdizioni per così di concerto portarsi in Santa Maria affine di liberare gli arrestati, e chiamar all’ordine quella Comune.