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quell’omicidio derivasse per istigazione del partito opposto. In memoria di quella catastrofe, si vede oggigiorno sull'istesso luogo ove fu commesso l'assassinio una croce di sasso, la quale porta il nome d’Alfiere, stata subito dopo il funesto caso costrutta e piantata per ordine della Comune.

Il 1706, fu per la Mesolcina come l'antecedente un anno di torbidi, e già in quei primi giorni il partito pretista ricorse ai Capi delle Tre Leghe riguardo la morte dell’Alfiere Tini, incolpandone il partito fratista. Rilevando quel Governo che alcuni Ufficiali del Magistrato di Roveredo venivano imputati d’aver avuto parte nell'assassinamento del detto Tini, senz’altro inquisire decretò che si abilitassero i membri di quel Magistrato stati nominati fuori di tempo nel primo scorso ottobre.

In quell'intervallo l'intrepido difensore delle Missioni Antonio Viscardi dovette, per suoi pressanti particolari affari, portarsi a Genova, ciocché riuscì di grande aggradimento a’ suoi avversari, i quali poterono cosi più facilmente pervenire ai loro disegni.

I membri di quell’illegale Magistrato vedendosi abilitati per ordine superiore, s’accinsero senza ritardo in procedere con rigore contro le persone fratiste sospettate complici dell’assassinamento di Tommaso Tini, o delle sanguinose