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la determinazione presa dalla Centena per mettere il buon ordine, ed intanto gli armati, senza andar più oltre, occuparono diverse posizioni sulla sinistra della Calancasca. Durante queste disposizioni, tutti quei che ritrocedevano dall’ultimato Vicariato, venivano ostilmente respinti.

Pervenuta tal novella in Roveredo, quegli abitanti si misero in all’arme, tanto più essendosi sparsa la calunniosa voce che gli armati erano discesi, per distruggere Roveredo, per cui al tocco di campana la maggior "parte di quei comunisti, alla testa dei quali si misero i due nuovi eletti Ministrali di Roveredo e Calanca Pietro Bono e Francesco Giovanelli, muniti, di diverse armi accorsero nei prati di Vera per incontrare i supposti nemici. Due ore circa durò la vituperevole pugna, in cui rimasero d’ambe le parti dei morti e feriti. Finalmente all’imbrunire della nebbiosa giornata il combattimento cessò, ritirandosi i così detti fratisti sulla loro primiera posizione per esser così vicini al paese di Grono, ed i pretisti accamparono tutta la notte sulla destra della Calancasca.

All’alba dei due ottobre li fratisti che bivaccarono durante la notte in numero di venti uomini, passarono il ponte dell’Aramo coll’intenzione d’attaccar da soli i Roveredani, i quali trovandosi in più gran numero, li rispinsero con