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sonio abitante in Roveredo, uomo quanto dotto, altrettanto antipatico ai frati; i quali venivano similmente sostenuti e difesi dal loro procuratore Padre Bernardino di Saluzzo.
Nel giorno 25 maggio si tenne in Roveredo una Radunanza popolare, nella quale i pretisti pervenuti a far la maggioranza, rivocarono quanto era stato antecedentemente deliberato per l’ammissione d'una Missione nella loro Comune, e si ordinò di riclamare presso il Vescovo diocesano e presso la Dieta delle Tre Leghe, istando affinchè le Cure vallerane occupate dalle Missioni venissero date a’ preti patrizi in forza del già emanato decreto della Dieta; al qual effetto si nominarono con ampia autorità Tommaso Tini di Roveredo e Francesco Giovanelli di Castaneta, i quali si fecero i primi fautori secolari della causa pretista contro il partito fratista, primi Capi del quale erano l’allora reggente Ministrale Antonio Viscardi di s.Vittore e Galeazzo Bonalini di Roveredo.
Sotto il 14 settembre la Dieta generale che si trovava in quel tempo riunita in Tavate, sui reclami del partito pretista della Mesolcina, confermò appieno il decreto del 1691 concernente il licenziamento dei cappuccini dalle Cure vallerane, ordinandone l’esecuzione.