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rivante dalla corruzione dell’atmosfera, cagionata dal viscoso fango e putrefazione di quei devastatori animali. I disgraziati abitanti vedendosi così doppiamente, percossi e desolati, fecero un voto di penitenza per venticinque anni in avvenire che eseguirono con esattezza, consistente in far a digiuno ed a piedi scalzi nel primo lunedì d’ogni stagione la lunga e faticosa processione intorno a tutta la loro vasta campagna. Nei primi anni del voto la maggior parte di quegli abitanti prendevano nessun cibo durante tutta la giornata del 23 luglio, privando per sino per le ventiquattro ore ogni sorta d’animale del loro nutrimento ad esempio dei Niniviti allorché Giona gli esortava a penitenza. Un cantore della parrocchia di santa Maria si era esercitato nell’intonare da solo un’aria così patetica, formata solo per quelle processioni, e composta dalle parole tirate d’alcuni versetti del Cantico d’Ezechiele, che commoveva vivamente ogni cuore. La voce di quell’uomo oltre d’essere stata perfettamente armoniosa, era così sonora che faceva ribombare tutti i contorni, per cui molte persone delle vicine vallate concorrevano a quelle funzioni unicamente per sentire quello straordinario cantore.
Un anno prima di privarsi della sua proprietà e privilegi che aveva sulla Mesolclna, Pietro de