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tirsi di questa differenza, vi sono contuttociò talmente sensibili, che in un bosco le stesse specie poste verso il Nord sono meno combustibili di quelle piantate al mezzogiorno. La plaga del Nord è sempre stata riguardata come la più nociva: non può convenire alla vite per la quale bisogna temere quei venti freddi ed umidi, che mantengono il frutto in uno stato d’imperfezione, di cui se ne risente il vino che diviene acido, ed acerbo.

La plaga del tramontare non è gran fatto più favorevole: provoca la maturazione dell’uva, che lascia sempre incompleta.

Quanto alla plaga, che generalmente piace alla vite e che sembra preferire, ella è tra il levante e il mezzogiorno. Se alcune buone vigne esposte al levante fanno eccezione a questa regola, dessa è ben più rimarcabile in quei paesi del Nord della Francia, che in alcune plaghe simili fanno un vino bianco abbastanza buono. Sono eziandio persuaso, dopo qualche osservazione particolare, che in quelle regioni fredde, i ceppi bianchi riuscirebbero assai più dei rossi, e darebbero un vino di buona qualità, che la maniera di farlo renderebbe ancora migliore.

Le stagioni ànno un’influenza diretta sui prodotti della vite; perchè se nel corso di un’annata ànno costantemente regnato tempi freddi, umidi, e piovosi, abbassano la temperatura, ed agiscono in modo così sfavorevole, che l’uva senza spirito, e senza principio zuccherino non può sviluppare colla fermentazione quegli elementi spiritosi, che avrebbero impedito la decomposizione del vino, che propende sovente al forte (gras), e all’acido. Le