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Dopo il taglio, donne e fanciulli, muniti di cesti, bigonzi, o panieri, spargono questo concime, secondo i bisogni della vite, a cui sono necessarj per i lavori, che devono seguire immediatamente questa operazione. Bisogna disapprovare egualmente i metodi di spargere molto letame alla volta, e di non adoperare questi modi di migliorazione, se non che ogni dieci anni, come si pratica in alcune contrade; perchè la natura degli stipiti, la loro situazione, non essendo le stesse per tutte le vigne, questa disposizione esige per la coltura differenti cure. Quanto alla qualità del concime, può provenire non solamente dagli ingrassi, dagli escrementi, ma ancora dalla natura del suolo, dalle piante che lo cuoprono, l’avvicinano, e dalla prossimità di quegli stabilimenti, i quali caricano l’atmosfera di vapori forti, che la pianta assorbe coll’aria, e che modifica col succo, dando al vino un gusto particolare.

La divisione della qualità del concime in naturale, e artificiale, pare indicare al vignajuolo, che se non può cambiare la natura del suolo, e diminuire quel sapore, che piace in qualche vino, è però il padrone di allontanare le piante, che spargono emanazioni spiacevoli, le quali sono tanto più assorbite dall’uva, quanto più si avvicina dessa alla maturità; perchè la vite può far ammeno di quei concimi, i cui effetti nocivi non sono mai compensati dai deboli vantaggi, che le procurano.