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folla di piante, che assorbe a pura perdita i succhi nutritivi, che devono esserle conservati, e che ritenendo l’umido, danno luogo a geli, che sebbene in autunno non sono niente meno a temersi, che quelli di primavera; perchè i primi impediscono al frutto di maturare, malgrado l’annunzio di un buon anno.

Non si raccomanda mai abbastanza ai coltivatori vignajuoli di non fare il terzo lavoro, se non che dopo che l’uva è decisa, e in seguito a quelle, dolci piogge, che riscaldano l’atmosfera, fanno ingrossare il grano rapidamente, e sono il felice presagio di un’abbondante raccolta.

Ecco il consiglio, che Olivier de Serres dava dugento anni fa ai suoi vignajuoli. «Li consigliava a visitare sovente le loro viti, per prevenire il danno, che potevano ricevere dai ladri, dalle bestie, dai venti, dal giacere dell’uva per terra, dall’incremento dell’erbe, ed altri eventi, ajutandola secondo le occorrenze, sino alla vendemmia.»

Le piante, ed erbe che nascono nelle nostre vigne sono pericolose, non solo per la proprietà, che ànno di ritenere l’umido, nutrirsi a spese degli stipiti: ma eziandio per l’emanazioni che alcune tra esse tramandano continuamente, dando al vino quel gusto disaggradevole, e qualche volta nauseatile, che la dimora nella tina, e il tempo non possono distruggere, e che si attribuisce sempre alla qualità del terreno. Queste piante sono le mar-corelle, l’atrepice, il dente di cane, l’orecchia di sorcio, l’anagallide, il fumosterno, la parietaria, la chelidonia, la latiri, il souco, la vermicularia,