Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/197


o[ 194 ]o

lità di questo bizzarro miscuglio, ciononostante lo indicheremo per quelli che desiderassero conoscere questa preparazione, che à avuto tanta celebrità.

Il nome di questo aceto viene da quattro-ladri, i quali nell’ultima peste di Marseille si servirono internamente, ed all’esterno di questo rimedio, e si garantirono da quel flagello, quantunque si esponessero senza riserva.

Ogni quattro pinte di aceto bianco bisogna prendere un’oncia e mezzo di assenzio grande e piccolo di rosmarino, salvia, menta, ruta, tutte mezzo secche: due once di fiori di lavanda secchi: due grossi di aglio, di calamo aromatico, di cannella, garofani e noce-moscata. Bisogna ben dividere le piante, pestare le droghe secche, ed infondere tutto per un mese in un vaso ben chiuso, feltrare il liquore, esprimendo la feccia, ed aggiungervi in seguito mezz’oncia di acqua-vite canforata1

  1. Questa è la stessa ricetta della farmacopea austriaca (D. C. F. Rauss Dispensatorium universale T. i p. 3). Quella Rossica sostituisce l’erba ruta, e le radici di angelica, e imperatoria, al calamo, alla cannella, ai garofani, alla noce-moscata, all’assenzio, ed alla canfora. Da questa varietà insorge il dubbio sulla vera e genuina preparazione dei quattro ladri. Oltre i sei aceti indicati dal nostro A., molti altri ve ne sono, che un fabbricatore dovrebbe conoscere. Si trova la maniera di ben apparecchiarli nel dispensatorium citato de Rauss: opera interessantissima nel suo genere. — Il Trad.