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sembra trasmetterli ai suoi figli, come un bene ereditario.

Tocca ai vignajuoli coltivatori l’onorevole incarico di distruggere principj così erronei, opponendo a siffatte massime false, lezioni di una pratica sicura, e fondata sopra la teoria.

Quale può essere lo scopo, che si propone, o che deve proporsi quell’infelice vignajuolo, che per un anno intiero prodigalizza tutte le di lui cure alla vite, se non è quello di ottenere del vino, e del vino di buona qualità? Ch'egli non iscordi mai, che la sola coltivazione può dare alla sua pianta la quantità di suco necessario per trovarsi in equilibrio col calore atmosferico, equilibrio senza il quale non è sperabile lo sviluppo di quel principj essenziali, che sono causa di ogni fermentazione vinosa.

Se la pianta non contiene una quantità abbastanza grande di suco, gli effetti del calore influiscono sù essa in maniera, che gli riesce funesta: le sue foglie languide, secche, provano che la vegetazione è interrotta, e che non resta altra speranza per il suo frutto, che rimane allora nel medesimo stato. Non sarebbe lo stesso, se il suco divenisse troppo abbondante, e non si trovasse più in armonia col calore. Non avrebbe la forza bastante per condurre i nuovi getti allo stato legnoso, non potrebbe più moderare l’azione di quel fluido poco elaborato, il quale, annunciandosi con una brillante vegetazione, non produrrebbe in abbondanza, che frutti degenerati.

La uva non avendo potuto pervenire a quello stato di maturità, che dà luogo alla formazione