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Il lambicco destinato a stillare spirito di vino è d’invenzione di Baumé.

L’acqua destinata a rinfrescare il capitello serpentino è continuamente rinnovata con un mezzo assai ingegnoso, che consiste a far discendere per un tubo l’acqua fredda fino al basso del mastello, mentre la calda sorte per un tubo situato alla metà della botte. Questo tubo starebbe molto meglio nella parte superiore, perchè il corso fosse eguale dall’una parte e dall’altra. In questo modo i vapori condensati successivamente arriverebbero freddi alla parte inferiore del serpentino.

Per non istillare a fuoco nudo le fecce, la cui acqua-vite à sempre un gusto di empireumatico, sopra tutto com’è novella, il sig. Baumé propone mettere la feccia in un cesto di vinchi che sospende in mezzo della caldaja ripiena di acqua. Ma poichè questo processo non è ancora senza inconvenienti, noi consigliamo di aggiungere alla feccia una porzione di acqua, di farla fermentare, e di spremere col torchio tutto il liquido per sommetterlo alla distillazione.

La feccia nella distillazione può attaccarsi alle pareti della caldaja. Il sig. Devanne maestro nella farmacia di Besançon propone per rimediarvi un mezzo, che la società di agricoltura di Limoges à pubblicato nelle sue memorie: ma questo processo è assai costoso, assai complicato perchè non gli si preferisca quello dei fabbricatori di aceti. Consiste nel riscaldare lentamente le fecce in una stufa, ed estrarre in capo a qualche giorno tutta la parte chiara. Il resto è rinchiuso ancora caldo in sacchi che si mettono sotto il torchio tra due placche di