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si, e la ruota 5 e 4 della fig. 2 abbassandosi si trovano alla stessa altezza. Allora la madre-vite A non soffre. Ma nella ruota verticale, fig. 3, l’albero che la porta resta orizzontale, e la corda non si attortiglia orizzontalmente sopra esso, che quando ambedue si trovano allo stesso livello; ma come la ruota del torchio sia più alta, o più bassa, la vite fatica assai più. Per rimediare a questo inconveniente basta aggiungere ai lati del torcolo, dalla parte che si divide la corda, un albero di ferro ben rotondo, ben polito, fig. 4, attaccato con due appoggi a doppie braccia. Gli appoggi fortemente adattati ai lati, e sufficientemente lontani, affinchè tra lo spazio, che resterà fra essi, e l’albero di ferro possa girare una carrucola di rame, che sarà attraversata da questo albero, e che potrà salire o discendere, secondo che la corda accompagnerà la ruota 3 e 4 del torchio. In questo modo la vite non è affaticata, tutta la forza si fa contro la carrucola, contro il suo asse, e contro l’appoggio, che ordinariamente è fatto di un fortissimo pezzo di legno. Per minorare lo strofinamento della carrucola si à attenzione di tenerla ingrassata.

Non ricorderò tutto ciò, che abbiamo detto sulla proprietà, che deve regnare nei luoghi consacrati a fare il vino, proprietà ch’è essenziale nei torchj, dove si potrebbero facilmente meschiare col vino dei corpi stranieri, ed alterarne la qualità. Malgrado il pregiudizio generalmente ricevuto, che la fermentazione, come il fuoco, purifica tutto, non sapremo abbastanza ripetere a tutti i coltivatori vignajuoli, che quasi tutte le sostanze che la loro incuria, o immondezza lasciano entrare nel