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dietro quello che abbiamo detto saranno sulla stessa linea: devono avere otto piedi di larghezza per ogni faccia, e nove di altezza.

Appoggiando queste tine a uno dei muri della stanza, la loro grossezza da questa parte non dovrà essere che da dodici, quindici pollici, egualmente che quella dei muri di divisione; per i muri di facciata, il basso avrà due piedi, e quattro pollici, ridotti a diciotto nella parte superiore; la parte inferiore sarà inalzata perpendicolarmente, e la riduzione dei dieci pollici si farà interamente sopra la parte esteriore dei muri di facciata.

Onde operare una perfetta cristallizzazione in tutti i punti della tina, bisogna formare gli strati di béton, della densità di tre pollici, e non iscordare, avanti di mettere il secondo, di battere il primo con pestelli risuolati di ferro.

Se si lavora coi gran caldi, si avrà attenzione, quando gli operai lasciano il lavoro, sia alla sera, che alle ore del pranzo, di coprire gli strati con paglia bagnata che si leva passando sopra ciò ch’è fatto un leggere strato di calce, che servirà a riunire il lavoro della sera con quello del giorno.

Allorchè le tine sono compite bisogna chiudere esattamente porte e finestre, per impedire l’evaporazione troppo pronta dell’umido; che occasionerebbe delle fessure.

Si deve fare questa costruzione soprattutto in primavera. Queste tine di pietra potrebbero con leggerissimi aumenti diventare recipienti proprj a contenere il vino, per cui trovasi imbarazzati negli anni abbondanti. Chi non si ricorderà quel celebre anno 1780, nel quale si cambiava una botte