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perazione, soprattutto se alla prima il mosto avesse preso un gusto amaro. Le tine, che ànno già servito, non ànno altro bisogno che di essere bene scopate, e ricevere varj secchi di acqua calda, che agiscono meglio ancora facendo rigonfiare il legno.
Da immemorabile tempo s’impiega in Provence, e nei contorni di Strasbourg per conservare i vini delle cisterne di pietra da fabbriche, di mattoni, di calcina, o di béton.
Le due prime costruzioni sono troppo costose, e lasciano qualche volta trapelare il vino. Quelle che sono fatte con cemento e calce comunicano al liquore un gusto spiacevole, e lo scolorano.
I sigg. Duramel fecero costruire due tine di cemento con molta accuratezza nelle loro terre di Denamvilliers. Il sig. di Fougeroux di Bondaroy, il quale à riferito in dettaglio le loro sperienze nel giornale di Fisica del 1782, facendo conoscere l’economia e i vantaggi di questa sorta di tine, confessa cionullostante, che in capo a due anni il vino, sebbene buonissimo, erasi interamente scolorito.
Si potrebbe rimediare a questo inconveniente, guernendo l’interno delle cisterne con quegli intonachi, dei quali parla Plinio, Columella, e Varrone.
Le tine di béton ci sembrano preferibili a tutte quelle, di cui abbiamo parlato: entriamo in qualche dettaglio sulla loro costruzione.
Il béton, che non è altro che un miscuglio ben fatto di buona calce, e di sabbia ben lavata, si apparecchia così; dopo aver fatto una specie di ba-