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bili perdite, se il proprietario non à cura di sopravvegliare. Può riparare otturando tutte le aperture col sevo, o meglio ancora con un mastice, composto di bianco di Spagna in polvere e di sevo, coi quali si fa una pasta assai molle per poterla stendere sul dito. Come il vino non fermenta più, bisogna disporsi ad otturare le botti: perciò si riempiono interamente, e acciò il turacciolo impedisca all’aria ogni accesso, s’inviluppa con carta grigia, larga due dita, e si batte fortemente. La tela, della quale qualcuno à il costume di servirsi in questo caso è molto più costosa, e spesso dà al vino un cattivo odore, quando passa alla fermentazione putrida.

Se i vasi di legno sono preferibili di molto a quelli di terra, perchè costano meno, e perchè si può procurarseli più grandi (il che influisce rimarcabilmente sulla loro conservazione) offrono anche qualche inconveniente. I loro pori troppo aperti permettono a una parte di liquido di fuggire, soprattutto attraverso il turacciolo, le cui fibre sono disposte in maniera a dargli facile passaggio.

Ecco il modo del quale mi servo per arrestare buona parte di questa evaporazione. Egli è così semplice, e tanto vantaggioso, che non saprei impegnare abbastanza i vignajuoli ad adoperarlo. Quando i vasi sono ben chiusi, copro esattamente il turacciolo con due pugni di sabbia un poco umida, che premo fortemente colle mani. Questa specie d’intonaco, che diviene durissimo, impedisce talmente lo sprigionamento delle parti più tenui, che sovente ò fatto riempire in capo all’annata una foglietta di cento e cinquanta bottiglie con una o