affettuosissime parole accolta dai legati la lettera, altra loro ne consegnò per Alessio, ove ampollosamente protestava di aver mai sempre fin qui serbato fede alla diuturna scambievole amicizia, e con ogni sforzo procurerebbe di eternare questa sua lode. Intorno poi al chiestogli danaro avrebbe per verità voluto inviargliene quant’e’ ne potesse bramare, se non che essergli di ostacolo per ora un motivo, della cui rettitudine confidava non incontrare opposizione da lui. Conciossiachè trovandosi egli in obbligo di obbedire a chi avealo posto colà, stretto da giuramento verso la persona di Botaniate, eragli uopo custodire inviolata la santità di tale atto, in virtù non solo del professato culto, ma eziandio per rispetto alla pubblica estimazione, se pur non vogliasi addivenire sfrenatamente prodighi della propria salvezza e buona fama. Andarvi pertanto dell’interesse di lui medesimo, asceso già quasi di volo all’apice del comando, che venga comprovato non doversi per riguardo comunque violare la santità di tanto giuro. Sapere d’altronde benissimo, che una volta scoperto di mal ferma fede, scapiterebbe d’arcana estimazione appo l’individuo stesso la cui mercè si rendesse spergiuro. Del resto poi in tutto il rimanente non indugerebbe di fargli servigio. Che se la divina providenza facilitasse questa grande impresa, come da prima e’ sperimentato lo avea fedelissimo nell’amicizia, così alla fine delle fini lo troverebbe più che leale nel vassallaggio. Tale Monomacato si espresse con mio padre, dimostrando coll’adulare entrambi, Botaniate ed Alessio, in simigliante guisa, e col non accostarsi nè all’uno, nè all’altro che non