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LIBRO PRIMO. 85

barica scitica schiatta, famigliari dell’imperatore, rimirandolo con invidioso occhio e tutti nel perderlo colle incessanti loro maldicenze presso il sovrano, di modo che questi tal fiata ebbe ad appalesare alla consorte Maria i suoi timori non Monomacato fosse nemico dell’impero, alla fin fine colle ribalderie loro lo indussero, conosciuto il pericolo mediante la strettissima sua amicizia con Giovanni Alano, ad ambire quel posto medesimo che in addietro avea ricusato, ed a conseguirlo molto giovogli l’opera degli stessi suoi detrattori, paghi a bastanza di averlo rimosso dalla corte. Accomiatatosi pertanto dal sovrano e ricevutine per iscritto i comandamenti, sollecitandone Borilo e Germano la partenza nel seguente giorno, da Bisanzio si pose in cammino per Epidanno e l’Illirico.

XLIX. Lungo il viaggio gli si fa incontro per sorte il gran domestico mio padre al luogo detto la Fonte, ove sorge un tempio, celebratissimo infra gli altri costantinopolitani, edificato in onore della Vergine Madre di Dio e mia Signora. Quivi Monomacato accostatoglisi amichevolmente lo rende consapevole che per cagion di lui sotto onorifica sembianza era mandato in esilio. E che tale si fosse lo dimostrava esponendo che i servi, mercè le cui gherminelle giudicato avea necessaria la sua partenza, erano stati indotti a portargli astio, più che da ogni altra cagione, dal saperlo fedelissimo al gran domestico; accesi pertanto di sdegno questi Sciti, Borilo e Germano, aver contro di lui rivolto la corrente del furor loro. In causa di che dover egli da quinci in poi abbandonare la dolcissima vista della patria, e discacciato dalla città regale